Una volta raccolta l’ultima oliva, ho la stessa sensazione che provavo dopo aver sostenuto un esame: grande sollievo e un velo di tristezza. A volte una lacrima, da trattenere a stento. L’impegno, la fatica, l’emozione, giorno dopo giorno, per giorni e giorni; spiare il cielo, sole o pioggia, previsioni del tempo alla mano anche di notte; il frantoio, i profumi, le chiacchiere, i volti noti, che ti sorridono mentre scaricano le olive o procedono alle operazioni di trasformazione; il magazzino, silenzioso rispetto al frastuono del capannone dove le macchine lavorano incessantemente, che custodisce i contenitori con il tuo olio; la strada, percorsa e ripercorsa, per trasportare le olive in frantoio al più presto.
Si potrebbe pensare che la raccolta delle olive assomigli a qualsiasi altro tipo di lavoro, ma non è proprio così: ogni anno è una storia a sé, e ogni anno le cose vanno in modo diverso, come accade per tutti gli eventi legati alla natura e al suo corso.
Adesso comincerà il lavoro di imbottigliamento e, poi, bisognerà occuparsi delle spedizioni, ma questo aspetto del lavoro si svolge su un piano completamente differente.
Insomma, anche quest’anno ho raccolto l’ultima oliva, e anche quest’anno ho versato una lacrima.
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