L’Italia ha un ricchissimo patrimonio olivicolo, costituito da oltre 500 cultivar diverse, pari al 40% di tutte quelle conosciute a livello mondiale, fatto che la colloca al primo posto in fatto di biodiversità, ma anche per la grande varietà degli oli prodotti. Le cultivar impiegate per ottenere un olio extravergine di oliva, infatti, ne influenzano in modo sostanziale il carattere: da loro dipende l’intensità del fruttato (cioè la “presenza della fragranza tipica dell'oliva sana, fresca e colta al giusto grado di maturazione”), nonché gli altri due attributi positivi dell’olio, l’amaro e il piccante. La cultivar incide anche sulla composizione chimica dell’olio e, per esempio, alcune varietà danno oli più ricchi di polifenoli - sostanze benefiche per la salute - rispetto ad altre.
In Sicilia la ricchezza della biodiversità è garantita dal grande numero di cultivar autoctone. Il panorama varietale siciliano si caratterizza per la predominanza di 8 cultivar (Biancolilla, Cerasuola, Moresca, Nocellara del Belice, Nocellara Etnea, Oglialora Messinese, Santagatese, Tonda Iblea), le quali, assieme, raggiungono l’80% di tutti gli olivi coltivati sull’isola. Sono altresì rappresentate altre 8 cultivar minori (Brandofino, Calatina, Crastu, Giarraffa, Minuta, Nocellara messinese, Pidicuddara, Verdello) e 9 cultivar neglette a rischio di estinzione (Aitana, Bottone di gallo, Cavalieri, Erbano, Lumiaru, Nasitana, Nerba, Olivo di Mandanaci, Vandalica), con diffusione più limitata. L’elevato numero delle varietà di olivo presenti in Sicilia riveste considerevole importanza per la tutela della diversità biologica, oggi non molto sfruttata, visto che si utilizzano prevalentemente le cultivar principali.
La grande variabilità di ambienti pedoclimatici dell’isola ha fatto sì che i genotipi selezionati da antichi agricoltori e quelli provenienti da altri paesi trovassero le migliori condizioni per adattarsi, rendendo il panorama varietale autoctono molto ricco e complesso.
In linea generale, la straordinaria biodiversità del patrimonio olivicolo deriva da tre circostanze fondamentali: l’antichissima tradizione della coltura dell’olivo, l’ampia area di diffusione e la possibilità di incrocio tra le diverse specie del genere “olea”, ed è di fondamentale importanza sia per la tipizzazione del prodotto, sia per la valorizzazione del paesaggio.
In Sicilia la superficie destinata alla coltivazione dell’olivo di estende per circa 160 mila ettari, su cui vengono coltivate più o meno 20 milioni di piante. La produzione di olive si attesta mediamente su circa 2,8 milioni di quintali, di cui 2,5 milioni destinate alla oleificazione e 300.000 quintali destinate alla lavorazione come olive da mensa. Questi dati conferiscono all’isola il terzo posto a livello nazionale per la produzione di olio (300.000 q.li circa) e il primo posto per quella di olive da mensa.
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