Pioggia permettendo, continuerò la raccolta delle olive, andrò in frantoio a seguire la produzione dell’olio che ricaveremo dalle olive raccolte, andrò a fare una lunga passeggiata coi cani e, magari, anche un bagno al mare, visto che le temperature sono ancora elevate, specie quando c’è il sole, e l’acqua è calda.
Spio il cielo e mi rendo conto che dovrò cambiare i miei programmi perché la pioggia di avvicina, e non ci resta che sperare nella sua clemenza, visto che la nostra zona, insieme ad altre aree della Sicilia e dell’Italia più in generale, è già stata duramente colpita dalle piogge alluvionali di questo periodo, da annoverare tra i fenomeni estremi di cui tanto si parla nella sciagurata epoca del riscaldamento globale.
Una volta lo chiamavamo effetto serra, e le sue conseguenze sembravano prefigurare avvenimenti fantascientifici, ma ora che, a distanza di pochi anni, i cambiamenti cominciano a essere tangibili e inquietanti, la realtà sembra aver superato l’immaginazione di arditi e funambolici scrittori che preconizzano eventi futuri in bilico tra scienza e finzione.
E mentre la pioggia scende rumorosa, rigando di lacrime dense i vetri delle finestre, mentre in cielo si gonfiano spume di nuvole antracite e l’orizzonte si illumina di fulmini netti e senza sbavature, mi sembra di avvertire il lamento di un pianeta che ne ha davvero viste tante, anche prima dell’arrivo del bipede fastidioso che, anno dopo anno, fumo dopo fumo, ha cominciato a fargli salire la temperatura, fino a trasformare questo aumento in una vera e propria febbre, una malattia di cui non sarà il pianeta in sé a risentire, quanto lo stesso bipede causa della malattia.
Un vero peccato, a pensarci bene, perché, in fondo, la nascita della vita sulla terra - fauna, flora e tutto ciò che ne è conseguito - aveva l’aria di un esperimento proprio ben riuscito, una colossale sinfonia che non riecheggia in alcuna altra parte dell’universo conosciuto.
Certo, nei loro circa 200.000 anni di permanenza sulla terra, gli uomini hanno fatto in modo di commettere efferatezze di vario genere, impiegando buona parte del tempo a farsi la guerra e ad ammazzarsi gli uni gli altri, ma è stato quando hanno deciso di mettersi a estrarre le riserve di idrocarburi fossili e a fumarsele che hanno inconsapevolmente imboccato la via del cosiddetto riscaldamento globale, senza rendersi conto che avrebbero causato un aumento della temperatura che è quasi impossibile far rientrare.
E mentre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera viaggia verso le 414 parti per milione, contro le circa 280 della fine del 1700, la temperatura del pianeta aumenta, provocando un cambiamento delle condizioni climatiche che si sta ripercuotendo su tutte le forme di vita e che, se non cesseremo presto fumarci il carbone e gli altri idrocarburi fossili, renderà impossibile la nostra permanenza sulla terra - il migliore dei pianeti possibili, anzi l’unico adatto a noi, per quanto ne sappiamo.
A conclusione della Cop26 di Glasgow, l’hanno spuntata l’India e la Cina che, alla fine, sono riuscite a trasformare l’eliminazione graduale dell’energia a carbone nella sua riduzione graduale. L’hanno spuntata si fa per dire, visto l’aspetto paradossale del successo dell’India che, di per sé, è una delle zone più calde del globo e che, ottenendo l’ammorbidimento dell’impegno a eliminare il carbone come fonte di energia, continuerà a veder crescere la sua temperatura: il carbone che gli indiani continueranno a bruciare (la gran parte della loro energia deriva attualmente da questa fonte) contribuirà a far aumentare la febbre della terra, ma quando questo aumento toccherà i 4° tutti gli abitanti del subcontinente indiano saranno costretti alla fuga, perché la temperatura supererà costantemente i 50°, rendendo impossibile la vita.
Mentre rifletto sullo stato di salute del pianeta e me lo immagino infastidito dalla presenza di questi otto miliardi di bipedi bellicosi e poco lungimiranti, penso anche che secondo Stefano Mancuso, il popolare botanico, “l’anidride carbonica già presente nell’atmosfera può essere sottratta attraverso le piante. Se noi piantassimo un numero sufficiente di alberi, potremmo riportare indietro l’anidride carbonica, non a livello preindustriale, ma comunque ridurre di due terzi il disavanzo, cioè il surplus, rispetto al periodo preindustriale”.
A parere di Mancuso, per ottenere questo risultato bisognerebbe piantare mille miliardi di alberi.
Una cifra enorme, inimmaginabile… Però “se dividessimo questi mille miliardi per gli abitanti del pianeta, a noi italiani toccherebbe metterne a dimora due miliardi”, e già sembra un’ipotesi realizzabile…
Accarezzo con lo sguardo i miei ulivi e penso alla quantità di anidride carbonica che, nel loro piccolo, sottraggono all’atmosfera, a tutte le spericolate strategie che mettono in pratica, giorno dopo giorno, per proteggersi da siccità, insetti, precipitazioni eccessive, funghi e agenti patogeni di varia natura, e di quanto sia difficile fare tutto questo per esseri viventi che non hanno la possibilità di spostarsi; osservo i frutti perfetti che sono in grado di generare, sento sul palato e nelle narici il sapore e il profumo di quel miracoloso, insostituibile prodotto della terra che è l’olio di oliva e provo una profonda riconoscenza.
Raffinatezza, gusto e grande qualità, frutto dell’amore che mettiamo ogni giorno nel nostro lavoro e nella cura dei nostri ulivi, se anche tu vuoi farti avvolgere dal gusto unico dell’olio extravergine di oliva Bellapietra non ti resta che prenotare subito la tua riserva d’olio extravergine di oliva 2021 – 2022.
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